Theory and Criticism of Literature and Arts
Copyright © Bibliothèque de l’OProM
Digital Version – ISSN: 2297-1874
Print Version – ISSN: 2504-2238
Bibliothèque de l’OProM
60 rue François 1er, 75008 Paris 8e
www.tcla-journal.eu | info(at)tcla-journal.eu
Dant∞logia
Progetto editoriale permanente dedicato allo studio e alla ricezione critica dell’opera di Dante Alighieri.
Concepito come numero aperto e in continuo aggiornamento, accoglie contributi scientifici inediti di carattere filologico, esegetico, storico-artistico e teorico, volti a esplorare la pluralità dei linguaggi e delle interpretazioni che l’opera dantesca continua a generare.
Il simbolo dell’infinito, inserito nel titolo, esprime la volontà di superare i confini della periodizzazione tradizionale: Dant∞logia si configura come archivio dinamico e cumulativo, che cresce nel tempo, stampabile su richiesta (on demand) con copertina diversa ogni mese e assegnazione DOI, mantenendo la coerenza del suo impianto tematico.
Ogni articolo, identificato da un DOI individuale e indicizzato nelle principali banche dati internazionali, oltre che in Google libri, contribuisce alla costruzione di un corpus collettivo di studi destinato a rimanere aperto, in dialogo costante tra memoria e attualità del pensiero dantesco.
Ottobre 2025
Dante e il supremo paradigma virgiliano: tra poesia, politica ed iniziazione [download]
GIANNI VACCHELLI
Independent Researcher
ORCID: 0009-0009-3772-8816
Abstract:Il saggio indaga il paradosso-Virgilio nella Commedia dantesca, figura insieme presente e “assente”, salvata e non salvata, guida e maestro, ma anche simbolo della finitudine umana. Virgilio, fondamento del poema e auctor per eccellenza di Dante, è qui reinterpretato non solo come simbolo della ragione umana, ma come paradigma integrale e plurimo: poeta, iniziato e versato nella scienza politica. L’articolo propone di superare la tradizionale riduzione di Virgilio a mera ratio naturale, restituendone la dimensione sapienziale, poetico-profetica e iniziatica. Per Dante, infatti, la “ragione virgiliana” è ragione illuminata, aperta al mistero e all’invisibile, mediata da Beatrice- Sophia nella triade poesia-politica-iniziazione.Attraverso una rilettura organica della tradizione esegetica – da Servio ad Auerbach, da Pascoli a Von Albrecht – si mostra come Virgilio rappresenti per Dante la sintesi di un sapere universale, un modello di poesia totale e sapienziale capace di integrare mistica, teologia, filosofia, politica e arte. In questa prospettiva, la Commedia si configura come imitatio Aeneidos oltre che imitatio Bibliae, e Dante come un “nuovo Virgilio” e un “nuovo Enea”, poeta-profeta dell’unità cosmica e storica.Il contributo esplora infine la dimensione politica e critica del paradigma virgiliano, centrata sull’Impero come figura della pace e della giustizia universale. L’eredità di Virgilio, rielaborata da Dante, lega l’ordine dell’Impero al desiderio di pax come compimento dell’umano, del divino e del cosmico. Il poema dantesco diventa così un cammino di liberazione dalla lupa-cupiditas verso l’«etterna pace», riprendendo e trascendendo l’anelito virgiliano alla concordia. Nel presente tempo di tragici conflitti e riarmi, la parola dantesco-virgiliana della pace appare più che mai un archetipo vivo e da riattualizzare.
Divagazioni sul titolo della Commedia [download]
RAFFAELE PINTO
Università di Barcellona
ORCID:0009-0000-6295-3446
Abstract: Il saggio indaga il significato originario e l’evoluzione del titolo dell’opera dantesca, contestando la spiegazione tradizionale che riduce la “comedìa” a una semplice categoria stilistica. Attraverso un’analisi sistematica dei passi dell’Inferno in cui il poema è definito “comedìa” e del De vulgari eloquentia, l’autore mostra come Dante impieghi la distinzione “tragico/comico” non solo per differenziare registri linguistici all’interno del volgare, ma per contrapporre il latino, lingua “tragica” e alta, al volgare, lingua “comica” e bassa. Da ciò deriva che la Commedia si definisce come poema in lingua volgare, in contrapposizione all’Eneide latina, piuttosto che per ragioni di contenuto o di tono. Pinto suggerisce inoltre che il titolo Commedia non fu scelto da Dante, ma derivò dai primi lettori, a partire da Francesco da Barberino, e che, conoscendo il solo Inferno, essi non poterono cogliere la trasformazione del poema in senso sacro, evidente solo nel Paradiso. In conclusione, l’autore ipotizza provocatoriamente che, se Dante avesse titolato lui stesso l’opera compiuta, essa si sarebbe forse chiamata Poema sacro — denominazione coerente con l’autocoscienza teologica e poetica raggiunta nell’ultima cantica.
